Perchè iniziare a praticare la mindfulness (e soprattutto perchè non smettere!).
- eternoeleonora
- 13 apr 2023
- Tempo di lettura: 2 min

La mindfulness è definita da Kabat-Zinn come la capacità di prestare attenzione al momento presente in modo non giudicante. Questa meravigliosa attitudine di essere completamente presenti può essere acquisita, affinata e coltivata nel tempo.
L'avvicinarsi senza giudizio a ciò che accade nel "qui ed ora" consente al praticante di vivere a pieno il momento presente in piena consapevolezza essendo vicini alle sensazioni, emozioni e pensieri che si manifestano nella realtà senza lasciarsi travolgere da questi fenomeni.
Numerosi sono i benefici che derivano da una pratica costante di mindfulness comprovati dagli studi delle moderne neuroscienze. Gli interventi basati sulla consapevolezza infatti vengono sempre più utilizzati per la riduzione dello stress, per il benessere psico-fisico e per la gestione del dolore cronico (Jakat-Zinn 2002 e Siegel 2009).
Grazie ad una pratica quotidiana di mindfulness si possono ottenere numerosi benefici tra i quali una migliore concentrazione ed attenzione, un migliore riposo, una diminuzione dell'ansia. Altri benefici riguardano la riduzione della ruminazione, la gestione della rabbia, un maggiore equilibrio emozionale, migliori comunicazioni e relazioni e un ausilio per l'adattamento al cambiamento.
Come sopra anticipato è davvero interessante notare come numerosi studi neuroscientifici si occupano di analizzare la pratica di mindfulness per capire come funziona il nostro cervello durante la pratica e perchè "si sta bene" se si pratica la mindfulness.

Sappiamo, proprio grazie alle neuroscienze, che il cervello è plastico e la pratica di meditazione ha il "potere" di modificare alcune aree del cervello (Siegel 2009) promuovendo il cambiamento delle connessioni neurali (Lutz et al.).
Inoltre, alcuni studi di Short e colleghi hanno dimostrato che la mindfulness è in grado di promuovere funzioni integrative della corteccia prefrontale implicate nei processi di regolazione corporea, stabilità emotiva, flessibilità, eliminazione di schemi mentali, abbandono di condizionamenti, capacità di intuizione ed attenzione.
Molte delle ricerche scientifiche volte a studiare la mindfulness focalizzano la loro attenzione nei riguardi di praticanti esperti (con migliaia di ore di pratica effettuate) rispetto ai gruppi di controllo formati da non praticanti o da principianti meditatori.

Analizzando le risonanze magnetiche del gruppo sperimentale e di controllo emerge come in base al livello dell'allenamento della mente vengano coinvolti processi neurali distinti (Zeidan et al. 2019) e si attivino aree del cervello differenti. Il filo conduttore di questi studi riguarda l'importanza di mantenere una pratica costante e quotidiana di mindfulness al fine di migliorare i processi neurali, attivare i neuroni creando un potenziale per alterare le sinapsi favorendo la crescita di nuove, rafforzando quelle esistenti e stimolando la crescita di nuovi neuroni (Siegel 2009).
Inoltre l'allenamento alla consapevolezza, da coltivare costantemente pena la perdita della neuroplasticità, si traduce anche in un processo di invecchiamento cerebrale più lento grazie ad un miglioramento complessivo della connettività che comporta non solo l'aumento della densità o della dimensione della materia grigia, ma anche della materia bianca (Esch 2013).
La cosa importante quindi dopo aver iniziato la pratica della mindfulness è... continuare a coltivarla.
Buona pratica!




