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Pensare meno e...meglio!

Cosa è il rimuginio, come peggiora il benessere psicofisico e come eliminarlo.

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Quante volte ci è capitato di andare a dormire presto perchè il giorno dopo abbiamo un'importantissima attività da svolgere, ma presi dai pensieri di come andrà l'indomani non riusciamo assolutamente a spostare il pensiero? Iniziamo ad immaginare che qualcosa andrà storto o che non riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo. A quel punto, spesso, un secondo pensiero si fa largo nella nostra mente: non stiamo dormendo. E questo pensiero a cascata genererà la difficoltà ad addormentarsi andando a rendere vero (almeno nella nostra testa) l'esito nefasto per il giorno dopo (pensando che se siamo stanchi avremmo una pessima riuscita).


Queso fenomeno è il rimuginio o ruminazione e può influire in modo negativo sul nostro benessere psicofisico. Il pensiero ripetitivo e rimuginante è altrove dalla nostra realtà concreta, è un pensiero non nostro che però viviamo come tale.

Un simile esempio è riportato nelle prime pagine del libro “Perchè le zebre non hanno l’ulcera?”. L’autore Sapolsky, infatti, collega il rimuginio notturno e la conseguente incapacità di addormentarsi a causa dei pensieri negativi allo stress e alle malattie ad esso correlate.


Ma cosa è il rimuginio e soprattutto come si può eliminare?

Il rimuginio o ruminazione è quel pensiero ripetitivo che porta l’individuo altrove dalla realtà concreta e ha le seguenti caratteristiche: verbale, astratto, negativo e perseverante (ovvero che è impossibile o difficile da eliminare o fermare).E’ interessante sottolineare come negli anni 80 il rimuginio è stato studiato nell’ambito dell’insonnia constatando come l’80% di chi non dorme è preso da pensieri automatici che portano alla ruminazione, che genera ansia, la quale rafforza il rimuginio dando vita ad un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Successivamente grazie ad altri studi è stato analizzato come il rimuginio è caratteristico anche nel caso di altre emozioni come la tristezza (ad esempio quando falliamo qualche progetto e iniziamo a pensare a come avremmo potuto fare diversamente o agli errori commessi) o la rabbia (volendo far pagare a qualcuno il torto subito e rimuginando su come vendicarsi) costruendo ed alimentando dei circoli viziosi difficili da interrompere.


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Altro concetto da sottolineare è come il rimuginio è presente in tutti, ma il grado di identificazione, la ripetitività e la capacità di gestirlo è differente nei diversi individui; il benessere psicologico dipende e risente da come il singolo individuo elabora gli eventi ed è in grado di lasciare andare le preoccupazioni ancorandosi al momento presente e rilassando la mente. Quando il rimuginio è patologico genera esiti dannosi: si passa dalla stanchezza all’insonnia, alla debolezza fino ai danni alle coronarie oltre all’incapacità di decidere o di agire, mancanza di attenzione e inferiore ricezione e creatività. L’attenzione, definita da William James “il prendere possesso con la mente in forma vivida e chiara di un oggetto o di un pensiero tratto da quelli che sembrano possibili simultaneamente”, era considerata in passato automatica. In realtà, l’attenzione è il processo cognitivo che opera una selezione tra tutti gli stimoli che arrivano ai nostri sensi in un determinato momento, dipende dalla decisione dell’individuo di dirigerla. Le tecniche di meditazione, come ad esempio la mindfulness, insegnano a dirigere l’attenzione nel momento presente, su un oggetto scelto, allontanando quindi il rimuginio o la ruminazione.

Questo fenomeno infatti ha degli alti costi in quanto consuma le risorse mentali che potrebbero essere utilizzate per scopi funzionali.


Molti pensano la ruminazione sia utile per risolvere problemi o si convincono che sia così illudendosi che continuare a pensare e rimuginare li porti a non sbagliare, ma la realtà è molto diversa. I pensieri negativi automatici, il continuo spostarci dal momento presente alle preoccupazioni è stato definito da Smallwood e Schooler nel 2006 vagabondaggio mentale ovvero Mind Wandering. Questo fenomeno è uno spostamento dell’attenzione dall’attività che si sta svolgendo verso sensazioni interne o pensieri o preoccupazioni personali o rimuginii.


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E' uno stato in cui la mente si allontana e produce pensieri non correlati all’attività che si sta svolgendo generando un malessere psicologico dipendente da quanto tempo la mente vaga. Come sostenevano Killingsworth e Gilbert “una mente che vaga molto può diventare infelice”.


Diversi studi hanno dimostrato come i training di mindfulness possano portare sia ad una riduzione del tempo occupato nel Mind Wandering, sia ad una graduale riduzione dell’intensità grazie alla disidentificazione dai contenuti mentali (che vengono osservati e non negati) e quindi di conseguenza un aumento della capacità attentiva e un miglioramento nelle performance.


Il consiglio quindi è quello di pensare meno e meglio (come modalità adattiva), di stare nella realtà concreta e non quella costruita dalla nostra mente rimuginante. Il primo passo per gestire e diminuire il rimuginio è la consapevolezza che il fenomeno è presente nella mente e il secondo passo è capire che è controllabile e che possiamo imparare a dirigere l’attenzione dove vogliamo noi, lontano dal pensiero negativo e dal rimuginio.


La Mindfulness e le pratiche meditative di consapevolezza sono molto importanti perchè insegnano a dirigere l'attenzione in modo consapevole al momento presente; ciò è di grande supporto per la gestione e la diminuzione del rimuginio. Vivere nel qui ed ora senza lasciarsi trasportare dai pensieri (soprattutto negativi) fomentandoli è una tecnica molto efficace per ridurre il rimuginio e migliorare il proprio benessere psicofisico.


Fonte: Dott.ssa Sassaroli, speech TED - Pensare meno, pensare meglio.

 
 
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