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L'alfabeto del benessere - B di... Benessere

Alcune ricerche scientifiche indicano come esperienze e status di benessere fisico ed emotivo, sia di tipo "edonico", sia "eudemonico", possano portare alla felicità.


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Nel primo appuntamento della rubrica abbiamo raccontato come diversi elementi siano responsabili del nostro benessere, in questo articolo approfondiamo che cosa è di preciso.


Il tema del benessere è stato, ed è tutt'oggi, ripreso in vari campi, dalla economia, alla sociologia, alla medicina e alla psicologia con diverse sfaccettature e significati che vanno evolvendosi insieme ai tempi che cambiano. Per diversi anni infatti il modello di "homo oeconomicus" mirava a massimizzare solo il suo utile, negli ultimi anni invece per la valutazione si scelgono altri paramentri legati a valori più sociali; così come nel passato gli indicatori per lo sviluppo economico erano legati al PIL, oggi si ricercano indicatori più legati alla qualità della vita (la cosiddetta happiness ovvero felicità, contentezza).


Con la nascita della psicologia positiva, grazie a M. Seligman, si fa strada sempre più l'idea che occorre migliorare la qualità della vita per volgere al benessere e per prevenire patologie che potrebbero insorgere a causa di comportamenti scorretti, negativi e non salutari.


Numerosi studi scientifici nell'ambito delle neuroscienze condotti da ricercatori dagli anni '90 in poi riguardanti la psicologia positiva documentano come un migliore equilibrio della persona a livello fisico e mentale, un funzionamento più elevato e un lavoro sulle proprie caratteristiche per migliorarsi è un obiettivo perseguibile e molto valido per volgere al benessere.


Il benessere edonico è definito da Diener come la soddisfazione di vita, composta da frequenti emozioni piacevoli e rare spiacevoli. Il benessere eudemonico invece è il "grado in cui il soggetto realizza se stesso in sintonia con gli altri"; è in sintesi l'atteggiamento che indica la felicità come scopo della vita e dell'esistenza umana. Nelle ricerche di Sibilia e colleghi si approfondisce come sia necessario distinguere tra questi due tipi di benessere; per semplificare potremmo ricondurlo alla differenza tra il piacere e la gioia. Il piacere è associato a sensazioni e condizioni sensoriali mentre la gioia a situazioni interpersonali di natura sociale ad esempio, alla soddifazione (sfera autovalutativa) e anche alle immagini mentali e componenti affettive. La felicità quindi secondo questi ricercatori non si realizza soltanto con esperienze di benessere edonico, ma con lo sviluppo del potenziale personale espresso come competenze e capacità personali e sociali in linea con l'essenza della persona.


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Nel libro "Mindfulness e Cervello", D. Siegel approfondisce il legame che potrebbe esistere tra la pratica di meditazione della Mindfulness (ad esempio quella sul respiro) con l'attivazione di uno stato di avvicinamento e sintonizzazione con se stessi.


Siegel spiega come uno dei costrutti più importanti della letteratura psicologica e neurobiologica è la distinzione tra il tendere all'avvicinamento e al ritiro sia mentalmente, sia a livello di comportamento, sia cerebrale.

Se da una parte l'avvicinarci a qualcosa attiva parti anteriori dell'emisfero sinistro, il ritiro indica una dominanza dell'attivazione della parte anteriore dell'emisfero destro. Spiega inoltre come l'edonia si avvicina di più alle frequenti sensazioni piacevoli (e rare spiacevoli), rispetto all'eudemonia che invece ricerca più l'equanimità e comprende le relazioni positive, la crescita personale, l'accettazione di sé e l'autonomia.

Uno studio di Urry e colleghi del 2004 ha evidenziato come l'attivazione prefrontale sinistra è associata al benessere eudemonico, mentre quella destra all'edonico; le tendenze ad avvicinarci sono correlati positivamente all'eudemonia.


In conclusione possiamo affermare che occorre conoscere e distinguere le varie tipologie di benessere e scegliere a quale si preferisce tendere.




Fonte: Mindfulness e cervello, D. Siegel

Felicità e benessere: una prospettiva bio-psicosociale, L. Sibilia, S. Borgo

 
 
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